Scultore Cesare Crugni

CESARE CRUGNI: CAPOSCUOLA DELLA SCULTOMAIEUTICA

di Antonino De Bono

La scuola socratica si rivolgeva agli allievi ed a tutti coloro che avevano sete di sapere, insegnando a mettere in luce la verità traendola dalle profondità del proprio animo.
II filosofo amava accostare il suo metodo a quello della propria madre, Fenarete, di professione levatrice, appunto per rapportare l’abilità di trarre fuori i nascituri dalle pance delle gestanti.
Cesare Crugni ha in sommo grado appreso l’arte della maièutica (dal greco « maieutiké téchne», ostetrica) scavando e plasmando il marmo all’interno, tirandone fuori la quintessenza formale e spirituale.
Questo artista di Savona conosce alla perfezione l’arte del tutto tondo, del bassorilievo, delle composizioni di gruppo, dello sbalzo e dell’altorilievo. Ma la sua tecnica particolare e originale consiste, lavorando accortamente di scalpello, di evidenziare nell’interno dei blocchi - in pietra o in marmo - volti umani, mani e braccia imploranti, visi avvinti tenacemente alla materia, figure ch’egli scava dal profondo traendone fuori l’anima con energica possanza.
È un lavoro mastodontico, titanico, che costringe l’artista a dar rilievo alle mille particolarità del dramma dell’uomo costringendolo entro il suo avello di marmo, come se il mortale fosse dantescamente avvinto alla sua prigione materiale. Una potente allegoria degli abissi dell’anima, delle imperscrutabili bassezze dell’istinto, della morta gora infernale che lega l’uomo alle sofferenze eterne ed immutabili.
Per questi motivi l’assunto di Cesare Crugni si riallaccia alla dottrina socratica.
Lo scopo cui Socrate tendeva nei suoi dialoghi, riferiti da Platone, era di scoprire ciò che vi è di universale nelle cose. Il parallelo estetico calza, poiché lo scultore intende definire l’essenza dell’uomo (il concetto della sofferenza o del dramma nella condizione umana), ma è necessario sottrarsi ai dubbi del sapere sofistico - argomento d’attualità - scrutando dentro di sé.
Vi è anche nell’opera del Crugni un dèmone, a somiglianza di quello socratico? La risposta è positiva, se per dèmone intendiamo la voce interiore che spinge al supremo bene e alla conoscenza universale.
Vi sono delle opere dell’artista che meritano di essere collocate in un Museo, tanto sono pregnanti di esistenzialismo plastico: «Catarsi dell’uomo» (h = cm. 85, marmo bianco di Carrara) raffigura il volto dell’uomo costretto entro una roccia con le mani disperatamente levate alla ricerca spasmodica della libertà; 
«Oppresso da cemento» (h = cm. 52, marmo botticino bianco) allude alla colata del cemento che ha deturpato il volto delle città: una parte scende sul viso bellissimo di un giovane e l’altra rima incontaminata;
«Nel Sisma», (h = cm. 75 marmo botticino bianco) il braccio è sepolto, ingabbiato, inscatolato, sotterrato dalla frana, l’uomo langue e chiede aiuto; «L’artista pensa», (scultura in pietra, h = cm. 21) è un’opera delicata, fragile, d’un effetto sorprendente, dolce nell’acquiescenza dell’uomo a colloquio col mondo del divenire. L’artista accentua le fughe d’ombra a bella posta tra le palpebre del viso ed il taglio dell’occhio, conosce il gioco sublime delle superfici.
Cesare Crugni, caposcuola della Scultomaieutica.

Milano, 1979

Antonino De Bono